Ecocompattatori: cosa sono, i vantaggi, guadagni e agevolazioni
Sempre più diffusa, negli ultimi tempi, una una maggiore consapevolezza dell’importanza assunta dalla sostenibilità ambientale, motivata dal repentino peggioramento delle condizioni del pianeta. L’impegno assunto dalle istituzioni ha portato, tra l’altro, alla presentazione del cosiddetto “green marketing” e tra le strategie adottate rientra l’impiego, da parte di Comuni, aziende e associazioni, degli ecocompattatori.
Ecocompattatori: cosa sono, i vantaggi, guadagni e agevolazioni
Il termine “ecocompattatori” fa riferimento a macchine automatizzate ( meglio conosciuti come Reverse Ending Machine) in grado di selezionare i rifiuti al fine di ridurre il volume complessivo. In gran parte dei casi si caratterizzano per la presenza di 3 differenti scomparti destinati, rispettivamente, ad accogliere bottiglie in PET, flaconi di detersivi e lattine. I modelli di nuova generazione, automatizzati, oltre a semplificare la raccolta differenziata ambiscono a incentivarla restituendo agli utenti dei buoni spesa da usufruire nelle attività che contribuiscono all’iniziativa.
Come funzionano?
La diffusione degli ecocompattatori è stata favorita non solo dalla necessità di assicurare un futuro green alle nuove generazioni, ma anche dai vantaggi derivanti dal loro utilizzo. A beneficiarne sono le aziende e i privati, fino alle amministrazioni comunali. È aumentato progressivamente il numero di aziende, a partire da supermercati e operatori impegnati nella grande distribuzione, a ricorrere agli ecocompattatori come strategia cardine del già citato “green marketing“.
Chi ricicla bottiglie e contenitori, infatti, viene premiato dal rilascio di buoni sconto. Un “riciclo incentivante”, quindi. Una volta che l’ ecocompattatore riconosce il tipo di rifiuto inserito, e portato a termine il processo di compattamento (quindi ridotto il volume), concede all’utente uno scontrino contraddistinto dalla presenza di un buono sconto. A seconda dei casi, il coupon può essere impiegato per acquistare articoli delle attività commerciali aderenti al progetto, o conservato per essere detratto in seguito dalla tassa sui rifiuti.
I vantaggi legati all’utilizzo degli ecocompattatori
Oltre al risparmio ottenibile dagli utenti privati, quali sono i guadagni potenziali di ciascuna parte coinvolta? Le aziende di grandi dimensioni e i consorzi, ottengono benefici a livello di fidelizzazione della clientela, riscontrabile in un aumento del fatturato. Piccole e medie aziende, dal canto loro, possono ottenere guadagni per mezzo di progetti locali che coinvolgano comuni, associazioni di categoria e pro-loco. I Comuni, infine, grazie agli ecocompattatori vedono ridursi i costi di gestione dei rifiuti. Recenti statistiche hanno evidenziato come sia diminuito del 10% il consumo di carburante necessario per trasportare i rifiuti nei Comuni che si avvalgono di tali macchine.
Gli incentivi previsti
Negli anni più recenti è stato possibile sfruttare gli incentivi messi in atto dal Governo. Nello specifico, il decreto “Mangiaplastica“, promosso dal Ministero della Transizione ecologica (poi trasformatosi nel “Ministero dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica”) ha stimolato l’acquisto degli ecocompattatori nelle amministrazioni comunali riconoscendo agevolazioni.
L’obiettivo del programma, come previsto dal DL Clima 14 ottobre 2019, n.111 (convertito con relative modifiche dalla legge 12 dicembre 2019, n.141), era duplice: migliorare la qualità della raccolta differenziata e valorizzare la plastica nelle filiere adibite al riciclo. Nella fase sperimentale, denominata appunto “Mangiaplastica” sono stati stanziati 5 milioni di euro, da suddividersi tra diversi Comuni.
Le prospettive future
L’intenzione, in Italia, è coinvolgere nella diffusione degli ecocompattatori lungo tutta la penisola un maggior numero di operatori della GDO. A tal fine, si è anche parlato della possibilità di introdurre un credito d’imposta, rivolto agli esercizi commerciali che accettano di riconoscere ai consumatori un incentivo di natura economica. L’idea è di affiancare tale modello “virtuoso” a meccanismi di “rientro” del materiale oggetto di riciclo. Così facendo, verrebbe dato modo ai produttori di disporre di materiale riciclato, rispettando in questo modo quanto richiesto dalle normative europee. Questo processo verso la sostenibilità non deve essere visto unicamente come una sfida, ma come un’opportunità per diminuire la dipendenza dall’estero nell’acquisto di materiale riciclato, PET in primis. E questo si rifletterebbe positivamente nella creazione di nuove aziende impegnate in questo ambito, e di posti di lavoro.